officine brandimarte spazio espositivo

Di padre in figlio

Impara l’arte e dopo tramandala!” sembra la lezione seguita da generazioni nella famiglia Brandimarte, all’interno di un luogo divenuto simbolo di integrità e voglia di fare del bene alla propria città e alla collettività. Ma andiamo con ordine.

Troviamo Ado, un giovane artista e docente di Scultura presso FRIDA Art Academy e il liceo artistico della sua città, abbiamo uno spazio espositivo di nuova costituzione che prima ospitava la ditta di costruzioni di famiglia, e ci troviamo ad Ascoli Piceno, nel cuore dell’Italia, precisamente nella regione Marche che nel 2020 si posiziona al secondo posto come migliore regione al mondo nella classifica internazionale Best in Travel della guida turistica Lonely Planet.

Sulla base di questi ingredienti principali e con la passione di un gruppo di artisti e di creativi, nasce Officine Brandimarte, una fucina di idee e un luogo di confronto e di ispirazione per le nuove generazioni, e non solo: un supporto divulgativo per l’arte contemporanea tutta, nazionale e internazionale, che di luoghi come questi ne ha un grande bisogno.

«Penso che l’arte contemporanea possa dare un grande contributo nella società odierna», spiega Ado. «Ci troviamo spesso a sentir parlare di sensibilità ferite, come nel caso del body shaming, o maltrattamenti riservati a persone considerate diverse. Se fossimo abituati a guardare un’opera d’arte che non risponde ai canoni tradizionali e a sforzarci per comprenderla, in qualche modo impareremmo ad andare oltre le apparenze. Limitare il pregiudizio, dare la possibilità di ascolto e rispettare i mondi interiori.»

Ado Brandimarte può contare sul supporto di professionisti in gamba, come la curatrice Eleonora Villa che si occupa anche dell’ufficio stampa, Franco Saverio Capriotti, grafico e motion designer che cura comunicazione e visual dell’intero progetto, il designer Riccardo Sgattoni che con la sua esperienza in ambito di enti del terzo settore, gestisce la parte finanziaria dei progetti proposti da Officine Brandimarte, infatti, come associazione no profit, si sostiene grazie alle quote dei soci e del supporto da parte di aziende che scelgono di dare fiducia all’intraprendenza dei giovani artisti, e offerte di privati cittadini che dimostrano così di apprezzare le novità proposte. A completare la squadra dei collaboratori vi sono l’artista Giorgia Mascitti, che cura i rapporti con le gallerie, e il grafico Riccardo Alesiani, che gestisce i contenuti per la comunicazione e le sponsorship.

A proposito del rapporto con gli altri fondatori, Ado riferisce: «La maggior parte dei nuovi spazi indipendenti sono artist run space, ovvero strutture gestite da artisti. Nel nostro caso avere delle competenze diverse significa certamente avere più difficoltà nel trovarci d’accordo su alcune cose, ma anche poter contare su capacità complementari per attuare qualsiasi progetto nel migliore dei modi. All’inaugurazione dello spazio abbiamo raggiunto 110 firme sul foglio delle presenze, non ci saremmo mai aspettati una risposta del genere. Ascoli Piceno, anche a livello geografico, è una città piuttosto chiusa, eppure la popolazione ha dimostrato di rispondere agli stimoli. In poco tempo abbiamo trovato dei sostenitori e si sono stabilite collaborazioni con un centro diurno e delle scuole che organizzano visite guidate nel nostro spazio.»

La prima mostra presentata negli spazi siti in Via Bengasi al numero civico 6, è “Mo” inaugurata nel mese di novembre del 2021 e curata dallo stesso Ado Brandimarte, a cui hanno preso parte gli artisti Elena Adamou (Nicosia, 1991), Marco Bacoli (Sassocorvaro, 1990), Simone Camerlengo (Pescara, 1989), Alessio Santoni (Montegranaro, 1980), Danilo Sciorilli (Atessa, 1992), Riccardo Sgattoni (Ascoli Piceno, 1969), Paola Tassetti Paola Tassetti (Civitanova Alta, 1984), Bernardo Tirabosco (Arezzo, 1991). A seguire, la collettiva “Can we still feel something?” che ha visto la partecipazione di Agnese Spolverini (Viterbo, 1994), Matteo Costanzo (Roma, 1985), Sveva Angelletti (Rieti, 1991), Sebastian Contreras (Buenos Aires, 1972), Matteo Coluccia (Galatina, 1992), Claudia Petraroli (Teramo, 1987), e la personale di Christophe Constantin (Montreux, 1987) dal titolo “Un mare di nebbia“, mostre curate da Eleonora Villa.

«La nostra idea progettuale è quella di non avere una direzione artistica ben precisa, quello che ci interessa maggiormente è lasciare liberi i curatori di attuare un progetto non filtrato; l’obiettivo è quello di portare nella nostra città diversi linguaggi del contemporaneo che si possano definire sperimentali. Siamo interessati a quello che appare innovativo, idealista, sincero e personale.» spiega Ado, e alla domanda su come si possa sottoporre un progetto in valutazione, risponde che è possibile scrivere una mail a officinebrandimarte@gmail.com o in direct nella pagina Instagram @officine_brandimarte per programmare una telefonata.

Una visione lungimirante è quella che guida Ado, e parlando della sua famiglia, racconta: «Mi ha trasmesso la voglia di insegnare e condividere, ma soprattutto di inseguire l’utopia. La vecchia impresa Brandimarte è nata nel 1953, nonno Ado (mio omonimo) da poco venticinquenne, ha voluto credere in una visione. In breve tempo la ditta è diventata il riferimento del Genio Civile e Militare, Provincia e Prefettura di Ascoli Piceno. Nei suoi laboratori produceva anche i pezzi di arredamento per i suoi palazzi e accoglieva giovanissimi apprendisti che frequentavano la ditta come una scuola di artigianato. Nel 1985, dopo aver sistemato anche l’ultimo dei suoi 200 operai, la ditta ha chiuso le sue porte mantenendo però congelati i locali con le sue attrezzature, pronte nel caso di un’imminente riapertura.»

E la riapertura è avvenuta grazie alla passione per l’arte contemporanea che ha permesso ad Ado di aprire la mente verso nuove visioni della vita: «Durante gli anni dell’istituto d’arte ho seguito vari progetti nelle botteghe artigiane della città, luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato. Proprio questa fascinazione verso l’antico, mi ha reso difficile accettare i nuovi linguaggi: in questo è stato fondamentale il percorso di studi in accademia. Aver abbandonato la visione tradizionale dell’arte mi ha fatto capire che il contenuto può giustificare la mancanza di una forma, ma soprattutto che questa deve essere supportata da un’etica, sia nelle cose che nelle persone.»

Con questo importante messaggio sull’etica del rispetto e dell’accettazione, ringrazio Ado Brandimarte per la piacevole chiacchierata, in attesa di imminenti novità che ci vedranno collaborare insieme presso Officine Brandimarte.

Rosanna Accordino

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